Ricordo le strade polverose ed assolate sulle quali Api e rumorosissimi motocarri
a tre ruote procedevano carichi all’inverosimile di cassoni tracimanti di pezzi da lavorare.
Ricordo gli uomini perennemente in blusa con taschino sul davanti, in cui era
rigorosamente infilato il calibro: era l’uniforme abituale con cui si muovevamo per le vie
del paese anche per incombenze non strettamente lavorative. Ricordo l’entusiasmo, il
sorriso, lo spirito sano di competizione che animava anche la cosiddetta classe operaia.
Che in nessun posto fu meno classe che a Lumezzane.

Inizia il turno di lavoro al Reparto Otto, scandito dal rumore delle presse, del tornio e della fabbrica, ma non
solo.
La pausa pranzo, la fotografia di una giovane sposa, l’odore del fieno accompagnati dal suono di una lingua che
piano piano scompare, sono lo spunto di partenza per inoltrarsi nella memoria di un tempo lontano ma ancora
vivo, che attraversa lo stallo del presente per affrontare l’incognita del futuro con sguardo sereno e
consapevolezza.
La musicalità del dialetto mescolata alla poetica dadaista da origine ad una narrazione intermittente, seppur con
sguardo nostalgico, al limite del surreale.

Di e con: Francesca Belussi, Davide Di Maria, Mirella Prandelli, Mattia Tomasoni
Si ringrazia per la concessione dei testi Lucia Co ed Egidio Bonomi

Premio “CESARE ZANETTI – Città di Lumezzane” 2018/2019
– MIGLIOR SPETTACOLO
– MIGLIOR ATTRICE (Francesca Belussi)